Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


lunedì 24 novembre 2008

Sole, wustel e auto elettriche vs. Sole, pizza e ammore

La Opel è la casa tedesca che più di ogni altra ha fatto pressioni sulla Cancelliera Angela Merkel per ottenere sovvenzioni pubbliche, peraltro smentite l’altro giorno a Trieste dal capo del Governo di Berlino. Ma c'è una novità sorprendente. L' Opel potrebbe tornare tedesca grazie al fatto che la Solarworld, una grossa società tedesca di energia, ha offerto a Opel 1 miliardo per la cessione di quattro impianti vorrebbe fare di Opel il più evoluto costruttore “verde” d’Europa, orientato verso le auto elettriche. . SolarWorld è il secondo gruppo tedesco per la produzione di pannelli solari che occupa 2 mila addetti , mentre la Opel ha un organico di 26 mila lavoratori.
Fonti: varie

Sole pizza e ammore
Italia. Lavoro, la valanga dei posti in bilico. La Cgil è preoccupata: «Colpite anche le Regioni più ricche».
L’automobile negli Usa vale 4 milioni di posti e il 4% del Pil; per Damiano (che come Santini e molti altri ritiene inevitabile un sostegno al comparto, sia pure mirato alle auto elettriche, a metano o ibride) «in Italia in proporzione l’auto pesa anche di più». Auto vuol dire Fiat, e la Fiat si è fermata. Di botto. A Torino si sono fermati (in Cig) 27mila lavoratori di 450 fabbriche metalmeccaniche, mentre 5.000 precari sono a casa senza un soldo. Si è fermata la Ergom a Termini Imerese, ma la crisi è planetaria, sono a rischio anche colossi come la Gm. È in pericolo quello che Antonio Sansone, segretario nazionale della Fim-Cisl, definisce «l’ampio comparto dell’indotto auto, che in Italia aveva cercato di uscire dalla dipendenza dalla sola Fiat». E nei guai non ci sono solo le «boite», ma anche «grandi» come la Brembo di Alberto Bombassei. Valeria Fedeli, segretario generale dei tessili della Filtea-Cgil, snocciola dati angosciosi. 13mila lavoratori in Cigs: 66 da aziende che hanno chiuso i battenti, 18 lo stanno facendo, 95 hanno dichiarato la crisi, 14 sono in fallimento, 28 con contratti di solidarietà. La Cig ordinaria è aumentata del 20% nell’ultimo mese, poi ci sono le aziende piccole senza tutele. «Totale - afferma la sindacalista - stimiamo 30.000 posti a rischio nel 2008, che possono raddoppiare senza interventi nel 2009». E non sono le imprese marginali, ma i distretti «forti» del Made in Italy: Prato, la lana di Biella, la seta a Como, le calzature a Lecce e Fermo, la maglieria a Carpi, l’occhialeria nell’opulenta Belluno. Il suo collega della Fillea-Cgil, Walter Schiavella, ricorda la crisi gravissima della Natuzzi e dell’intero distretto del salotto in Puglia e Basilicata: oltre tremila in cassa integrazione, delle 500 aziende e 14.000 addetti di sei anni fa sono rimasti rispettivamente in 150 e 8.000.

Estratto qui

(immagine: Salvador Dalì-Tavolo)

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