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mercoledì 20 ottobre 2010

Pupù e pipì per far luce sui cambiamenti climatici

Nel tentativo di studiare come il clima è cambiato nel corso del tempo, gli scienziati hanno spesso esaminato la parte centrale del ghiaccio, i sedimenti dei laghi e gli anelli degli alberi. Ma adesso alcuni ricercatori francesi e britannici hanno scoperto un altra - alquanto insolita - risorsa che sta gettando nuova luce sui cambiamenti climatici, specialmente nelle zone più aride: l'antica urina animale. Il team ha ricevuto una sovvenzione dal Consiglio europeo della ricerca per compiere questo studio.

La Procavia capensis, una specie che si trova comunemente in Africa e in Medio Oriente e che somiglia alla Cavia porcellus ma è imparentata con l'elefante, di solito vive in aree dove ci sono formazioni rocciose, massi tondeggianti o scogliere a picco. Ancora più interessate è il fatto che le colonie di procavia capensis usano sempre la stessa zona per i loro bisogni.

I ricercatori dell'Institut des sciences de l'évolution de Montpellier (ISEM) in Francia e dell'Università di Leicester nel Regno Unito, che fanno parte di un gruppo internazionale, hanno detto che alcuni di questi bagni pubblici sono stati usati per migliaia di anni. Ma la cosa più interessante su queste latrine è il prodotto finale lasciato sulle roccie. Una volta che gli animali hanno fatto i loro bisogni, l'urina si cristallizza e si stratifica in accumuli chiamati "midden". I ricercatori hanno usato i depositi di urina nei midden per studiare i cambiamenti climatici a lungo termine.

"Per studiare i cambiamenti ambientali avvenuti nel passato gli scienziati di solito raccolgono campioni di depositi che si trovano in fondo a paludi o laghi, all'interno dei quali è conservata materia organica che si può datare," ha spiegato il dott. Andrew Carr del Dipartimento di geografia di Leicester. "Ma in ambienti aridi come il sud dell' Africa non è possibile. Fortunatamente sembra che l'urina di procavia capensis conservi la materia organica per decine di migliaia di anni, il che fornisce informazioni notevoli sui cambiamenti ambientali avvenuti nel passato nell'habitat della procavia.

Il team di Leicester ha trovato molecole organiche uniche conservate nei midden, tra cui composti prodotti dal metabolismo degli animali e molecole derivate dalle piante passate attraverso l'apparato digerente delle procavie.

Secondo i ricercatori, i "biomarcatori" hanno aiutato a far luce sui tipi di cibo di cui si nutrivano questi erbivori e quindi sull'ambiente in cui vivevano. I dati dei biomarcatori quindi hanno permesso al team di chiarire come il clima della regione sia cambiato negli ultimi 30.000 anni, facendo inoltre previsioni molto precise da un paio di decenni a secoli.

"I dati paleoambientali in questo campo erano frammentari," ha detto il dott. Carr. "I midden stanno fornendo dati terrestri unici da confrontare con i dati provenienti dal centro dei vicini oceani, permettendoci di ipotizzare molto più dettagliatamente cosa causi i cambiamenti climatici in Africa. È un ambiente molto dinamico e sembra che il clima della regione sia cambiato in modo complesso durante e dopo l'ultima glaciazione (circa 20.000 anni fa)."

Il dott. Carr ha detto che il prossimo passo, che è parte di un nuovo studio sotto la guida del dott. Brian Chase, che ha guidato anche il presente studio, consisterà nel confrontare i dati dei midden con le simulazioni di climi passati prodotti da modelli di circolazione generale al computer (GCM) per valutare il loro rendimento e determinare "perché il clima è cambiato come è cambiato". I GCM sono usati per simulare i climi del passato e quelli futuri.

Il Leverhulme Trust ha fornito dei fondi per questo studio, che è stato presentato nelle riviste Geology, Quaternary Research and Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology.

Fonte: Cordis.eu

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